Architettura
     

BIOSPHERE 2
Tour virtuale
Arizona, novembre 2009

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SYNERGIA

Vernadsky + Buckminster
Fuller = Allen’s Biosphere 2


di Antonino Saggio

Spesso si abusa del termine “sinergia”. Da un poco di tempo tutto è diventato sinergico. E abbastanza giustamente, ma non del tutto, i puristi dicono: «Ma basta con questa sinergia, con questo sinergico, con questo – oddio! – sinergicamente».
Possiamo anche chiamarla “matematica biologica” se non ci piace sinergia, ma il concetto rimane e deve essere compreso per bene. Perché è la chiave di molte “alte” attività umane.
Dunque questa matematica biologica (il neologismo non è male!) dice che 1+1 non fa affatto 2, come nella matematica algebrica.
Ma può fare zero, oppure -1 oppure può fare 3 o 4 o 5! A scuola, per altro, lo avremmo dovuto imparare: se prendo una mela di Newton e un’altra mela sempre dallo stesso albero del sommo fisico britannico ricavo due mele.
Ma se prendo due molecole di idrogeno e una molecola di ossigeno... voilà... ho creato l’acqua
e di conseguenza molte altre cose nella nostra biosfera! Che vuol dire questo? Vuol dire che la somma degli elementi in questa matematica biologica crea degli effetti moltiplicativi che possono avere, in alcuni casi fortunati,
esiti esponenziali.
Ho cercato un esempio fulgido di questo approccio. E non me ne è venuto nessuno di meglio che quello di Biosphere 2 e del suo inventore John Allen (che per fortuna è anche un carissimo amico e maestro).
Allen potrebbe essere chiamato in causa perché già nel 1971 chiamò il suo ranch a Santa Fe in New Mexico, Synergia ranch.
Era un progetto di vita e anche un omaggio al capitolo Synergy dedicato alla questione da Richard Buckminster Fuller nel suo coevo volume Operating Manual for Spaceship Earth.
Bucky è un inventore e pensatore ottocentesco! E in senso buono! È uno dei grandi pensatori trascendentalisti americani (come Emerson, Whitman e anche, in fondo, lo stesso F.L. Wright).
Ora John Allen ha messo insieme il pensiero operativo, profondo, rivoluzionario, anti corrente e olistico di Bucky e la sua stessa tecnica geodetica con un pensiero che arriva da una cultura lontana.
Anzi, ai tempi dei blocchi USA-URSS, una cultura politicamente opposta.
Si tratta degli studi di Vladimir Vernadsky e cioè di uno scienziato russo che compie un ragionamento cosmico e che vede i fenomeni geologici, biologici, atmosferici e umani come un insieme interagente di forze e forme. E non lo fa in un breve saggio, ma in una serie di importanti scritti redatti come presidente dell’Accademia di Scienze dell’Ucraina.
John Allen inventa l’incredibile equazione Vernadsky+Fuller e questa invenzione è alla base del suo più prodigioso progetto: Biosphere 2.
Alla base questo progetto (di cui abbiamo discusso pubblicamente con il suo inventore in due occasioni recenti a Roma) c’è l’intuizione geniale che l’idea di biosfera promossa da Vernadsky si possa combinare con la riflessione ecologica e le invenzioni tecniche di Fuller.
Biosphere 2 si realizza così nel 1991 a Oracle nel deserto vicino a Tucson, Arizona, e si afferma come una straordinaria opera di ingegneria e di scienza ecologica ad un tempo, tra le più importanti in questo settore.
Allen, coadiuvato da una squadra numerosa di consulenti, di cui bisogna ricordare almeno l’arch. Margaret Augustine e l’ing. William Dempster, realizza così un progetto a immagine e somiglianza della biosfera terrestre: un insieme interagente di forze geologiche, ecologiche e umane formato da sette biomi (sistemi ecologici in equilibrio) che servono a studiare fenomeni sistemici.
Biosphere 2 si basa su questi sistemi in equilibrio dinamico dove ben studiate percentuali di piante, microbi, acqua, animali e aria sono in un ciclo di continua rigenerazione.
Attraverso una complessa ricerca con decine di esperti nei diversi settori, si determinano così i sette biomi (dalla foresta amazzonica alle barriere coralline, dagli ambienti antropizzati mediterranei allo stesso ambiente marino dell’oceano) ospitati all’interno di grandi superfici vetrate che coprono oltre un ettaro di superficie. Inoltre spazi di vita, relax, laboratori sono inseriti e parte integrante della struttura.
L’esperimento consente tra l’altro di brevettare vari sistemi e tecnologie che portano al 100% di riciclo dell’acqua, dei resti umani e animali, alla autonoma generazione di cibo e a minime perdite di aria all’interno del grande ambiente chiuso.
Otto scienziati, tra cui Mark Nelson e Ray Walford, vivono sigillati in questo ambiente per due anni provandone l’efficacia in modo sperimentale.
Successivamente Biosphere 2 viene ceduto alla Columbia University e poi all’Università dell’Arizona che ne modificheranno la struttura, ma questa straordinaria vicenda segna le basi di un possibile sviluppo sistemico
dell’architettura, verso un’architettura non più necessariamente collegata a reti infrastrutturali, ma autonoma dal punto di vista del proprio ciclo vitale ed energetico.
Una fonte importante di studio su questa vicenda adesso è descritta nei dettagli nel nuovo libro di Allen, Me and the Biospheres. Memoir by the Inventor of Biosphere 2 (Synergetic press, Santa Fe, 2009), che offre la possibilità di ripercorrere nei dettagli la storia e le conquiste di questo come di altri progetti di Allen.
Pochi, ne sono sicuro, tra gli architetti e gli ingegneri, sanno quello di cui sto parlando, ma grazie al Web, e in particolare a «Wikipedia» gli approfondimenti sono alla portata di tutti.
Infine: questo articolo è stato scritto di ritorno da un periodo di ricerca con Sergio Crochik, informatico, e con lo stesso Allen.
L’idea della combinazione “sinergica” di Vernadsky e Fuller è nata proprio discutendo con Sergio, e sicuramente senza le ore di lavoro passate insieme non sarebbe mai arrivata sino a qui.

Pubblicato originariamente con il titolo "Synergia. Vernadsky + Buckminster
Fuller = Allen’s Biosphere 2" su:
"L'Architetto Italiano" Mancosu Editore n. 30 anno V 1-2 2009, pp.70-71.
Ripubblicato con il permesso dell'Autore.

 
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© Toni Garbasso