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Cinque variazioni sul tema del paesaggio

Toni Garbasso
 
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PALAZZO BARONALE DI CALCATA
27-maggio, 4 giugno 2023

 

It will be difficult to name a class of landscape in which the sky is not the key note, the standard of scale and the chief organ of sentiment. … The sky is the source of light in Nature, and govern everything.

(John Constable, 1821)

Un fotografo e una mostra sul paesaggio. Ma anche molto di più, a livello teorico e a livello personale. Il paesaggio, come è noto, ha uno statuto privilegiato nella fotografia: è un tema diffuso, versatile, sfaccettato in una quantità di interpretazioni e figurazioni - dal territorio all’habitat, dalla natura all’antropizzazione, dalla documentazione alla metafora, dallo stereotipo al simbolo. Perché la fotografia di paesaggio è sempre una porzione di mondo che rimanda a un rapporto tra essere umano e natura, coinvolgendo necessariamente problematiche culturali, etiche e politiche - soprattutto oggi con la presa di coscienza dei problemi dell’ambiente, delle risorse e del clima.

Toni Garbasso sceglie di occuparsene nella cornice di 5 diversi punti di vista, o come li chiama lui stesso, "5 variazioni sul tema del paesaggio":

* Natura sferica (la visione totalizzante)

* Luce Veneta (il cielo sopra il paesaggio)

* Materia di Mare (un paesaggio visto nel suo dettaglio)

* Paesaggio negato

* In forma umana.

In questi cinque punti interagiscono il vicino e il lontano, il dentro e il fuori, il visionario e il descrittivo, il minimo e l’immenso, dettagli e orizzonti, finzioni e travestimenti. Ma soprattutto corrispondono a una scelta di campo, perché indicano che il paesaggio non è considerato un tutto unico e ben definito ma al contrario è una presenza da indagare, un dato (e un concetto) mobile, simbolico, in trasformazione. Esistono molti paesaggi e molte varianti delle sue immagini perché la fotografia è uno sguardo – un modo di guardare – che aggiunge e toglie sempre qualcosa.

Toni Garbasso ne è ben consapevole e lavora come se facesse una ricerca, studiando e accumulando dati visivi, secondo il principio di una serialità pensata come la proposta di scelta tra varianti e corrispondenze, al di là della singola foto.

Paradigma centrale del suo sguardo fotografico è lo spazio, un tema, se così si può definire, lungamente studiato nel corso della sua attività professionale e ora virato sulla natura. Spazio come dimensione da esplorare, dilatandone i confini e moltiplicandoli come in particolare nelle panoramiche: fotografie in cui la visione si espande lungo una prospettiva sferica, seguendo il modello degli spettacoli pittorici a trecentosettanta gradi che nel XIX secolo trasportavano illusionisticamente gli spettatori in luoghi e tempi diversi.

Ma, soprattutto, lo spazio protagonista delle fotografie di Garbasso è quello dei luoghi in cui egli si è formato e vive, accumulando esperienze e memorie personali: come le pianure inondate di luce, o come gli appunti di viaggio in cui natura e monumenti convivono con le barriere antropiche – palizzate, automobili ma anche tavolate di gruppi turistici. Spazio che si comprime a volte nei particolari di oggetti, forme colori che sanno di mare, testimonianze di strumenti che si usano e si usurano, e che diventano metafisici agglomerati di colori splendenti; oppure spazio che rincorre il gioco di un paradosso inseguendo e inventando le forme di piante antropomorfe. E qui si chiude – per ora – il cerchio tra l’espansione e la contrazione, tra l’immenso orizzonte e il dettaglio ravvicinato e minimo.

È una ricerca complicata quella di Toni Garbasso perché è anche ricerca della bellezza. La bellezza maestosa e ineffabile della natura che nel nostro sentire si è modellata sui canoni della pittura a partire dal mito di Claude Lorrain che, come è scritto sulla sua lapide, era stato il primo pittore a saper dipingere la luce del sole. E puntando poi nel corso del tempo su altri approfondimenti e altri riferimenti tanto da far diventare la nozione di bellezza una zona di frontiera dell’arte e in generale dell’immagine.

Garbasso è ben consapevole che oggi la bellezza troppo bella dei tramonti e dei cieli è una ricerca fuori tempo, fuori moda e fuori registro, ma sa bene anche che il “naturale” si trova ormai confinato proprio nei tramonti e nei cieli, in quella luce affascinante che da anni cerca di fissare con la fotografia nei peculiari scenari di Luce Veneta. “Luce Veneta – mi ha detto una volta Toni - è la luce di Giorgione, di Canaletto, di Tiziano, ai quali non mi sono ispirato, ma che riportano certe atmosfere luminose che riconosco nei paesaggi che vedo”. Perché – come ha specificato in un’altra occasione – la sua è “una ricerca sulla bellezza del territorio, nelle sue svariate declinazioni, partendo dagli elementi primigeni, il cielo, la terra, l’acqua fino ad arrivare alle sue contraddizioni estetiche e strutturali.”

Come è ben evidente alla base di queste osservazioni si pone la volontà di scoprire, preservare, condividere. Questa mostra così intrisa di luminosità e di colori conduce infine a scoprire il risvolto di una zona d’ombra in cui si formulano domande sul paesaggio, sulla fotografia e sul senso che a loro appartiene.

Come si guarda oggi il paesaggio? e come si può raccontarlo con la fotografia? Quali relazioni tra rappresentazione e immagine? Tra i diversi paesaggi e passaggi Toni Garbasso ci accompagna a pensare alla fotografia come a una sfida, un confronto, un modo per interrogarsi e per mettere in discussione sguardi e consuetudini.

 

Silvia Bordini

 


© Toni Garbasso